Il fante Matteo Pecoraro e il suo ritorno a casa 63 anni dopo

Il fante Matteo Pecoraro e il suo ritorno a casa 63 anni dopo

Un documentario Rai del regista Bruno di Marcello (ne è anche sceneggiatore e produttore insieme a Nicola Pecoraro), presentato il 24 gennaio scorso nel salone dei marmi di Palazzo di Città, ricorda la figura di Matteo Pecoraro, un fante salernitano che, durante la Seconda guerra mondiale, morì in battaglia a Bregu Psarit, piccolo villaggio di montagna che si trova nella parte meridionale dell'Albania.

Fu colpito a morte il 14 gennaio 1941 e la sua figura sarebbe stata dimenticata se non fosse stato per i suoi parenti che hanno messo passione e impegno nell'avere notizie e nel ritrovarne le spoglie, ben 63 anni dopo il tragico evento. Non a caso il documentario, proiettato anche per gli studenti delle scuole superiori cittadine, s'intitola “Tornare a casa”. Oggi i resti mortali del fante riposano, infatti, al cimitero di Salerno.

La lunga ricerca

Cinquant'anni di ricerca non erano serviti a nulla fin quando don Nicola Pecoraro, nipote di Matteo e sacerdote salesiano, non si recò direttamente in Albania. È in quel momento, nel 1990, che “l'indagine” familiare riprese tra nuovi testi da analizzare e carte topografiche. “Nel 2001, quando ero abbastanza sicuro – ha raccontato don Nicola – andai lì, su quella montagna, unica indicazione del luogo possibile della sua morte, e trovai persone che ricordavano bene quegli eventi. Una, che abitava ancora lì dopo sessant'anni, mi ha descritto, con molta precisione, gli avvenimenti di quel gennaio 1941. Mi diceva che c'era una sepoltura nel loro campo coltivato ed era la sepoltura di due italiani”. Il ministero italiano della difesa contattò allora l'ambasciata italiana in Albania. Intanto trascorse ancora un anno. “Andammo lì per compiere queste ricerche – ha detto ancora il sacerdote – dopo pochi minuti, ritrovammo già delle ossa. Non c'era la piastrina di riconoscimento, però l'analisi del Dna, comparato con quello di mio padre, che era vivente, permise di riconoscere che era veramente Matteo e che voleva tornare a casa”.

Il ritorno a casa

Il corpo di Matteo Pecoraro, classe 1916 (aveva 25 anni quando morì), fece ritorno a Salerno nel 2004. L'11 giugno di quell'anno, nella cattedrale di Salerno, gli fu dato l'ultimo saluto alla presenza dei parenti, delle autorità e di semplici cittadini. I resti erano custoditi in una cassetta di legno, spoglia e semplice, cinta dalla bandiera italiana che l'avvolgeva. In chiesa erano presenti, in rappresentanza, anche i gonfaloni delle associazioni dei familiari dei caduti e dei dispersi in guerra, dei combattenti e dei reduci della città di Salerno.

La campagna di Grecia, che si svolse tra il 28 ottobre 1940 e il 23 aprile 1941, fu tragica per l'Italia, un vero e proprio massacro: 13.755 morti, 50.874 feriti, 12.368 congelati, 52.108 ammalati e 25.067 dispersi. In particolare il fante Matteo, che faceva parte dell'8° Reggimento della Divisione Cuneo, morì a Bregu Psarit durante l'assalto iniziato alle 6.45 del 14 gennaio. Il 20 febbraio 1941 giunse un telegramma alla famiglia: “Il 14 gennaio per ferite in combattimento est deceduto Bregu Psarit, Fante PECORARO MATTEO di Vincenzo classe 1916. Provvedete dovuti riguardi urgente partecipazione alla famiglia residente Via A. Genovesi 22, Salerno, esprimendo mie condoglianze. Sottosegretario Guzzoni”. Poche, fredde parole, per la morte di un giovane uomo.