Non c'è bambino degli anni Cinquanta, Sessanta e fino ai Novanta che non lo ricordi, soprattutto non c'è bambino che non ricordi il suono del suo fischietto con il quale chiamava tutti a raccolta.
Un uomo elegante
Chi sa perché, si ricordano più le persone semplici che i “pezzi grossi”. Di Felice, il gelataio, quasi tutti non ricordano nemmeno il cognome, ma è entrato a pieno titolo nel cuore dei salernitani come simbolo di una Salerno che non c'è più. La fu Salerno, appunto. Indossava una giacca bianca d'ordinanza, una cravatta perfettamente annodata, baffi curatissimi e il suo sorriso accogliente guidando il suo carrellino motorizzato per le strade di Salerno. C'è chi lo ricorda a Torrione, a Pastena, sul Lungomare Trieste, sul Lungomare Tafuri e fino a Mariconda. Altri, ancora, lo ricordano alla Fiera del Crocifisso.
I gelati al limone
La sua specialità erano i gelati al limone, ma anche in un tempo nel quale non si parlava tanto di qualità del cibo, lui sceglieva, per i suoi gelati, i migliori limoni della costiera, talvolta uniti al secondo gusto: la fragola. Le sue produzioni erano talmente buone che don Felice da dover frenare i bambini che facevano capannello intorno a lui non appena lo vedessero arrivare. A volte, mentre attraversava le spiagge nelle assolate giornate estive, finiva per impantanarsi col carello nella sabbia e i ragazzini accorrevano per dargli una mano. E lui sapeva essere generoso offrendo uno dei suoi coni leggendari. Per certi versi era anche un uomo di marketing. Capitava talvolta che si divertisse a giocare con un mazzo di carte napoletane, da cui i bambini potevano estrarne una: se fosse uscito un numero superiore al 5, regalava al fortunato di turno un mini-gelato.
Il “motto”
Il suo motto? Non ne aveva uno in particolare, ma ai bambini che si lamentavano perché ritenevano di aver avuto poco gelato, rispondeva: “T'aggio fatt chin chin!”.