Negli anni Ottanta, chiunque passasse da via Velia a Salerno, notava un bellissimo cane chow chow immobile e statuario dinanzi a un negozio...
Un cane-leone
Negli anni Ottanta, chiunque passasse da via Velia, cuore della città di Salerno, non poteva che notare un bellissimo cane chow chow che, simile a un leone per la folta criniera dorata, restava immobile e statuario dinanzi al negozio della famiglia Gravagnuolo. In fondo non era così diverso dai due leoni di pietra posti “a protezione” della cattedrale, quei leoni che, alla fine dell'XI secolo, si animarono e protessero il duomo di San Matteo, appena inaugurato, dall'invasione degli agguerriti pirati saraceni.
“Filippo, Filippo!”
Ogni mattina, Adolfo, titolare dell’esercizio commerciale, apriva la saracinesca alle 8.10, dieci minuti prima che uno scuolabus passasse. I bambini a bordo si affacciavano ai finestrini chiamando quel cane e facendogli le feste: “Filippo, Filippo!”. Già, perché proprio “Filippo” era il nome di quel cane, buono e disponibile con tutti.
Il ricordo di Adolfo Gravaguolo
Intanto Filippo, che morì nel 1991, vive nella memoria di innumerevoli persone che lo hanno conosciuto. Non solo salernitani. Lo stesso Adolfo Gravagnuolo racconta che, una volta, alcuni visitatori sudamericani, tornando in città, gli chiesero di quel cane. Mancava anche a loro. Mentre un'altra signora gli rivelò di aver solo ora compreso il motivo per il quale, ogni volta che si fermasse in auto al semaforo, qualcuno, vedendo il suo cane chow chow in auto, esclamasse: “Filippo, Filippo”. Capita, a volte, che anche gli animali possano identificare una strada, un pezzetto della città. E Filippo è stato capace di diventare simbolo di via Velia, suscitando ancora oggi, a distanza di oltre trent'anni dal suo viaggio verso il “Ponte dell'Arcobaleno”, piacevoli ricordi. Non sapete cos’è il Ponte dell’Arcobaleno? Le leggenda racconta che quando muore un animale, particolarmente caro alle persone, vada in un angolo del Paradiso chiamato “Ponte dell'Arcobaleno”. È un posto meraviglioso dove gli animali, ai quali pure non manca nulla – il cibo, l'acqua, un bellissimo prato verde dove correre e giocare – vivono però con una grande nostalgia per il loro padrone. E lì lo aspettano per attraversare insieme, un giorno, quel Ponte.