Nicola Abbagnano, un grande del pensiero del Novecento

Nicola Abbagnano, un grande del pensiero del Novecento

Nato a Salerno il 15 luglio 1901, Nicola Abbagnano, celebre filosofo e storico della filosofia, al quale la città volle dedicare un quartiere, fu il primogenito di una famiglia della borghesia intellettuale cittadina. Studiò all'università di Napoli e si laureò in filosofia nel novembre 1922 sotto la guida del celebre professore Antonio Aliotta.

 

 

L'insegnamento e l'attività pubblicistica

Insegnò da subito, prima filosofia e storia al Liceo Umberto I di Napoli, poi, dal 1927 al 1936, all'Istituto di Magistero “Suor Orsola Benincasa”, dove ricoprì la cattedra di pedagogia e filosofia. Fu in seguito docente di Storia della filosofia all'Università di Torino. All'insegnamento unì anche una feconda attività pubblicistica: nel 1950 fondò, insieme a Franco Ferrarotti, i “Quaderni di sociologia”, e dal 1950 diresse la “Rivista di filosofia” con Norberto Bobbio. Ispiratore del gruppo “neo-illuministico”, impegnato nella costruzione di una filosofia laica aperta ai contributi del pensiero filosofico straniero, collaborò con “La Stampa” di Torino e poi con “Il Giornale” di Indro Montanelli. 

 

 

L'impegno politico e la scomparsa

A Milano, eletto con il Partito liberale, fu anche consigliere comunale e assessore alla cultura. Morì il 9 settembre 1990 a Milano, ma riposa nel cimitero di Santa Margherita Ligure, cittadina della provincia di Genova dove trascorreva da tanti anni le sue vacanze e che tanto amava.

 

Il pensiero: l'esistenzialismo e il neo-illuminismo

La prima fase della sua produzione teorica, durante il periodo vissuto a Napoli, fu centrata sui problemi metodologici della scienza e sulla polemica anti-idealistica. Tra i titoli pubblicati ricordiamo “Le sorgenti irrazionali del pensiero” (1923) e i tre volumi dedicati rispettivamente a “Il problema dell'arte” (1925), a “La fisica nuova” (1934) e infine a “Il principio della metafisica” (1936).

A Torino, Abbagnano si dedicò agli studi sull'esistenzialismo fino alla pubblicazione de “La struttura dell'esistenza” (1939), che ebbe un notevole successo. Seguirono i testi “L'introduzione all'esistenzialismo” (1942) e i saggi raccolti in “Filosofia, religione, scienza” (1947) e in “Esistenzialismo positivo” (1948). Lo sviluppo del suo pensiero lo portò, negli anni Cinquanta, a dedicarsi al tema della scienza e, in maniera specifica, della sociologia in una prospettiva “neo-illuministica”. Sono di questi anni i saggi raccolti in “Possibilità e libertà” (1956) e nei “Problemi di sociologia” (1959), ma soprattutto il “Dizionario di filosofia” (1961), summa dei suoi principali concetti filosofici. 

Sin da giovane, inoltre, Abbagnano pubblicò, insieme ai volumi teorici, anche monografie di carattere storico, ad esempio “La nozione del tempo secondo Aristotele” (1933) o “Bernardino Telesio” (1941). Il maggiore dei suoi volumi storici fu la grande “Storia della filosofia”, edita da UTET tra il 1946 e il 1950, libro di testo per intere generazioni di studenti liceali. A partire dagli anni Sessanta, poi, raccolse in alcuni volumi i suoi articoli scritti per “La Stampa” o per “Il Giornale”. Diversi i libri pubblicati, adatti anche ad un pubblico di non specialisti: “Per o contro l'uomo” (1968), “Fra il tutto e il nulla” (1973), “Questa pazza filosofia” (1979), “L'uomo progetto Duemila” (1980), “La saggezza della vita”(1985), “La saggezza della filosofia” (1987). Poco prima della scomparsa, diede alle stampe, nel 1990, “Ricordi di un filosofo”, un libro di carattere autobiografico.