I medici curavano i corpi, lui curava le anime. E anche quando la scienza alzava le mani in segno di resa, lui arrivava ad accompagnare l'ammalato fino all'ultimo respiro e portava consolazione ai suoi familiari.
Preghiera e Vicinanza ad Ammalati e Familiari
Padre Candido Gallo, sin dal 1952 e per quasi settant'anni cappellano dell'Ospedale di Salerno, è scomparso il 14 gennaio 2020, giorno del suo novantatreesimo compleanno. Frate cappuccino, nato ad Altavilla Silentina (Salerno) nel 1926, aveva scelto di vivere in ospedale, al terzo piano della palazzina del reparto di infettivologia. Non aveva orari. La sua giornata si divideva tra preghiera e visite ai degenti e il suo telefono non era mai fuori posto. Giorno e notte, il religioso era pronto a rispondere per raggiungere un reparto e accostarsi a un capezzale. La lunga barba bianca, il tono delicato della voce, il passo leggero, il carattere bonario e umilissimo. Tutto contribuiva a dargli un aspetto ieratico. È a lui che si deve la costruzione della cappella Maria Salute degli infermi così come l'idea di realizzare il portale del luogo di preghiera, un'opera concretizzata dagli artisti Andrea Guarino e Pierfrancesco Mastroberti, cui affidò pure la creazione di un logo per l'ospedale.
Difensore della Vita
Padre Candido era uno strenuo difensore della vita tanto che, per il suo impegno, nel 2017, l'Azienda ospedaliera "San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona" e la Centrale del latte di Salerno stipularono un accordo per promuovere la culla della vita, un piccolo letto riscaldato (si trova nel giardino alle spalle del pronto soccorso) in cui le mamme in difficoltà, in totale anonimato, avrebbero potuto lasciare il loro piccolo perché i medici, e in seguito un'altra famiglia, se ne prendessero cura. Una forma moderna per uno strumento antico, un tempo chiamato "la ruota degli esposti," creato per eliminare il fenomeno degli abbandoni e affidare i bambini a chi potesse crescerli.
Scrittore e Giornalista
Padre Candido era anche scrittore e giornalista pubblicista. Ha firmato circa trenta volumi, di carattere agiografico, storico e spirituale. Se ne ricordano in particolare tre: "Salerno ore 1.52," in cui il cappuccino raccontò l'alluvione che, il 26 ottobre 1954, portò in città morte e distruzione. L'orologio del campanile dell'Annunziata si bloccò proprio a quell'ora. Padre Candido fu instancabile nel rimboccarsi le maniche per organizzare l'accoglienza degli sfollati. In altri due volumi, dedicati al nosocomio salernitano, la sua casa, fu in parte cronista e, in parte, storico. Scrisse infatti "Per le vie dell'ospedale," descrivendo l'umanità che passava ogni giorno in quelle corsie e, poi, "Gli Ospedali Riuniti San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno. Origini ed evoluzione 1183-2000."
Padre Candido ha lasciato un'impronta indelebile nella storia e nella comunità di Salerno. La sua dedizione e il suo amore per gli altri sono esempi che continueranno a ispirare molte generazioni.