In questo articolo vi raccontiamo la storia di Raffaella La Crociera, una giovane poetessa romana che con i suoi versi aiutò la città di Salerno a raccogliere fondi per far fronte ai danni dell’alluvione del 1954.
L’alluvione della notte del 25 ottobre 1954
Era l'1.52 della notte tra il 25 e il 26 ottobre 1954 quando l'orologio della Chiesa dell'Annunziata, la più salernitana tra le chiese cittadine, si fermò d'improvviso. Il 25 aveva piovuto sin dalle 13, ma tra le venti e la mezzanotte la pioggia era diventata violenta e 500 millimetri d'acqua s'abbatterono sulla città e su Vietri sul Mare, Cava de' Tirreni, Maiori. Un'alluvione che spazzò via case, ponti, strade, ferrovie e provocò la morte di 318 persone, delle quali cento nella città capoluogo e cento a Vietri. Furono 250 i feriti e 5.500 rimasero senzatetto. Una tragedia che rimane, ancora oggi, una ferita nella storia della città di Salerno e della sua provincia.
L’Italia mobilitata per offrire aiuto alla città di Salerno
Eppure, anche in un momento storico così tragico, proprio in quei giorni, ci fu un episodio che riuscì a commuovere e a dare speranza. L'Italia si attivò subito per aiutare le vittime dell'alluvione. La Rai promosse una sottoscrizione pubblica per raccogliere fondi e lanciò un appello radiofonico. A Salerno c'era bisogno di tutto. Quella voce, che chiedeva soccorso agli italiani, entrò anche nella casa di una ragazzina, Raffaella La Crociera, affetta da un male incurabile e costretta a letto da un anno. I genitori si erano ridotti in povertà avendo destinato tutte le loro risorse alle cure per la piccola. Ma qui la solidarietà si fece creativa e Raffaella, giovanissima e dotata di una rara nobiltà d'animo, prese carta e penna e cominciò a scrivere una poesia in dialetto romano. La intitolò “Er sinale” e, cioè, “Il grembiule”.
La poesia di Raffaella
Cominciava con questi versi: “Giranno distratta pe casa, tra tanta robba sfusa, ha trovato - ah! come er tempo vola - er sinale de scola. Nero, sguarcito, un po' vecchio e rattoppato, è rimasto l’amico der tempo passato”. In quella poesia, Raffaella parlava di sé e della sua impossibilità di tornare a scuola: “Sospira l’ècchese studente, perché sa che a scola sua non ce potrà riannà. Lei cià artri Professori, poverina. Lei cià li Professori de medicina”.
La ragazza inviò quel testo alla Rai, accompagnandolo con queste parole: “Cara Rai, sono molto malata da oltre un anno. I miei genitori hanno speso tutto quello che avevano per guarirmi. E io non ho nulla da offrirti per i bambini di Salerno. Ti offro questa mia poesia”. Nel pomeriggio di domenica 31 ottobre, la poesia non solo fu letta durante la rubrica “Campo de' fiori”, ma fu anche messa all'asta così da raccogliere fondi. La Rai fu invasa di telefonate e, per aiutare Salerno e la sua provincia, si raccolse una cifra eccezionale fino a che non giunse una telefonata dalla Svizzera. Un benefattore avrebbe offerto mezzo milione di franchi, oggi quattro milioni di euro.
Il miracolo di Raffaella
Quel “miracolo” di Raffaella fu raccontato dalla stampa italiana ed estera e commosse il Paese e il mondo. Un commerciante romano volle regalare alla ragazza una bambola bellissima. Era il 1° novembre, pochi giorni dopo l'alluvione. Raffaella andò a dormire felice e non riaprì più gli occhi.
Al suo funerale partecipò una folla straordinaria e il feretro avanzò tra due ali di gente, preceduto da un cuscino di fiori bianchi su cui era stata deposta la bambola.
Oggi, tra le tombe monumentali del Cimitero romano del Verano, c'è anche quella di Raffaella, ricordata in una scultura che la descrive mentre viene incontro al visitatore con un grande quaderno tra le mani.