Nel linguaggio calcistico siamo abituati alle esagerazioni verbali. Quante volte abbiamo sentito definire “eroi” i giocatori di una squadra dopo una partita importante vinta con determinazione e coraggio agonistico o persa con onore?
Il mister ungherese sulla panchina della Salernitana
Nella storia più che centenaria della Salernitana un eroe c'è davvero e porta il nome di Géza Kertész, che allenò i granata, in prima divisione, dal 1929 al 1931
In quell'anno arrivò a giocarsi lo spareggio per la promozione in serie B, impresa non riuscita. Tornò a Salerno, nell'allora serie C, nella stagione 1940/1941, esperienza che si concluse con un esonero. Kertész, nato a Budapest, in Ungheria, nel 1894, fu un ottimo giocatore nella serie A del suo Paese, dove giocò, da mediano-interno, per il BTC Budapesti e il Ferencváros (concluse la carriere in Italia, allo Spezia, nella seconda divisione). Appese le scarpette al chiodo, allenò in Italia arrivando fino alla panchina della Lazio, guidata in due stagioni di serie A: nel 1939/1940 (ottenne un ottimo quarto posto) e nel 1940/1941, conclusasi con un esonero. Ma il suo nome è legato all'eroismo dimostrato durante la Seconda Guerra mondiale quando contribuì a salvare la vita di decine di ebrei e partigiani aiutati a scappare dall'Ungheria per evitare la morte e la deportazione nei lager.
L’allenatore che diede la vita per aiutare gli ebrei
Il 19 marzo 1944 i nazisti invasero il Paese in quella che sarà definita “Operazione Margarethe” e, dinanzi alle violenze degli occupanti, Kertész non si voltò dall'altra parte. Insieme a un suo ex compagno di squadra, Istvàn Tòth, che aveva giocato con lui nel Ferencváros e che, a fine carriera, si era trasferito in Italia per allenare, costituì il Gruppo Melodia, una banda di resistenza che realizzava azioni di sabotaggio a danno dei nazisti e operava per liberare gli ebrei dal ghetto per evitare che vi morissero di fame o che fossero fucilati dalle SS o, ancora, fossero deportati nei campi di sterminio. Approfittando del loro impeccabile accento tedesco, Kertész e Tòth si vestivano da ufficiali, prelevavano gli ebrei dal ghetto e li aiutavano a fuggire. Quello stratagemma durò un anno, durante i quali i due allenatori strinsero rapporti con i servizi segreti statunitensi finché una spia non li denunciò insieme a cinque loro compagni. Il 6 febbraio 1945 furono tutti fucilati dagli uomini della Gestapo.
Solo una settimana dopo, il 13 febbraio, l'Ungheria fu liberata dall'occupazione tedesca.
Géza Kertész nel Cimitero degli eroi di Budapest
Ai funerali di Kertész e dei suoi amici parteciparono migliaia di persone e in tanti partirono dall'Italia per dare l'ultimo saluto al mister che qualcuno ha definito lo “Schindler del calcio”. Oggi Géza Kertész riposa nel Cimitero degli eroi di Budapest.
Lo scorso 6 marzo, Giornata europea dei giusti dell'umanità, l'associazione “MacteAnimo 1919” lo ha voluto ricordare inaugurando una targa in memoria allo stadio comunale “Donato Vestuti”.