In questi giorni, la Salernitana si prepara per il prossimo campionato di Serie A e il pensiero, a tredici anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 30 marzo 2010, va a chi ha raccontato le gesta dei Granata per decenni: quel Gigi Amaturo, per tutti "Giam", giornalista purosangue con il gusto del racconto, dell'ironia e dell'aneddoto, capace di trasformare una partita di calcio in un evento epico. Non a caso alcuni lo chiamavano il "Gianni Brera del Sud".
Una carriera straordinaria
Nato a Salerno nel 1926, Amaturo iniziò a lavorare, poco più che ventenne, al "Corriere dello Sport", dove rimase per due anni. Successivamente si trasferì alla "Gazzetta dello Sport", per la quale curò le cronache delle partite della Salernitana per ben 43 anni. La sua firma comparve anche su "Il Mattino", "Il Roma", "Guerin Sportivo" e "La Città", e la sua figura divenne familiare ai telespettatori di Telesalerno, Telecolore, Canale 21, Telesorrento, Lira Tv e Rai 3, dove era spesso ospite. Chi, se non lui, poteva raccontare le gesta di Antonio Totonno Valese o di Gipo Viani, di Vincenzo Margiotta o, più di recente, degli uomini allenati da Delio Rossi nella stagione 1997/1998? Era un giornalista-tifoso al punto da piangere quando il mitico Peppino Soglia riportò la Salernitana in Serie B nella stagione 1998/1990. Era felice perché, finalmente, avrebbe potuto scrivere del calcio che conta nella sua città. E pianse di nuovo quando, l'anno successivo, i Granata retrocessero dopo appena una stagione nei cadetti. Amava Salerno e fu amato in cambio, tanto che un mattino si trovò davanti alla sua casa una grande scritta: "Amaturo for President", firmata dai Granata South Force. Oltre alla Salernitana, era un grande tifoso dell'Inter, l'Ambrosiana come amava dire, all'antica.
Ha scritto di lui Gianni Mura
Un altro fuoriclasse del giornalismo sportivo italiano (ma non solo sportivo), il leggendario Gianni Mura, poeta del calcio e del ciclismo, ha scritto: "Per me Salerno è soprattutto Gigi Amaturo. Da ragazzo di bottega, ho passato i suoi articoli alla Gazzetta dello Sport. Era competente, con una prosa largamente al di sopra della media per i corrispondenti. Tanto è vero che veniva inviato in giro per l'Italia per i grandi match di un calcio non minore. Ha reso coriandoli, non so quante volte, il sogno di altri: rifiutò l'assunzione a Milano".