Agostino Di Bartolomei, quel 10 rimasto leggenda

Agostino Di Bartolomei, quel 10 rimasto leggenda

Il 30 maggio scorso tutta Italia ha ricordato il grande Agostino Di Bartolomei a trent'anni dalla morte, avvenuta a Castellabate in questo giorno del 1994 (volutamente non parleremo di quel tragico 30 maggio 1994). “Ago, Ago, Agostino”, cantava la Curva Sud dello Stadio Vestuti per la quale quel numero 10, uomo schivo e silenzioso, grande professionista e signore fuori e dentro al campo, è rimasto leggenda.

 

Giocò a Salerno per due stagioni: nel 1988-1989 e nel 1989-1990 quando riuscì nell'impresa di guidare i Granata alla conquista della Serie B, che mancava da 23 anni. 30 presenze e 9 gol in quella stagione da record.

 

La Roma e quella finale di Coppa dei Campioni

Agostino, nato a Roma nel 1955, giocò nei Giallorossi per undici stagioni: prima dal 1972 al 1975 e, poi, dopo un intervallo di un anno, a Vicenza, dal 1976 al 1984. 317 le gare giocate solo in campionato, 71 i gol. Un autentico leader, come racconta un podcast, che potrete ascoltare su Raiplay (è intitolato “Agostino Di Bartolomei-Il capitano silenzioso”). Vinse uno scudetto nella stagione 1982-1983 (e l'anno prima ci andò vicino) e tre Coppe Italia. Sfiorò la Coppa dei Campioni nella stagione 1983-1984 quando si ritrovò a giocare, all'Olimpico, la finale contro il Liverpool. Quella partita finì ai rigori e Agostino non mancò l'appuntamento con il gol. Suo il primo penalty. Purtroppo un errore di Bruno Conti e Ciccio Graziani farà svanire i sogni di gloria. A Nils Liedholm, allora allenatore, subentrò Sven Goran Erikkson. Altro modulo e stile di gioco, che il nuovo mister non ritenne adatto a Di Bartolomei.

 

Il passaggio al Milan

Liedholm lo portò con sé al Milan. Una scelta sofferta per Agostino, che accettò il trasferimento per forza di cose. Nella partita tra Milan e Roma, giocata a San Siro, Di Bartolomei esultò in modo evidente al gol di Pietro Paolo Virdis. Fu più un gesto istintivo, nato dalla sofferenza d'essere stato costretto a lasciare Roma, ma i tifosi lo contestarono e la partita finì in rissa per uno screzio con Ciccio Graziani.

 

Il Cesena e poi Salerno

Nel 1987-1988, Di Bartolomei giocò a Cesena, ancora in A, e poi accettò la chiamata della Salernitana del presidentissimo Peppino Soglia, malgrado all'epoca giochi in C1. 22 partite e 7 gol nella prima stagione mentre della seconda abbiamo già detto. La città gli ha voluto bene da subito, sin da quando nei bar, nelle strade, nei vicoli si cominciò fare il suo nome come prossimo acquisto.

Una leggenda del calcio a Salerno! Quel sogno si fece realtà così come diventò concretissimo il sentore, provato già prima che Di Bartolomei arrivasse a Salerno, che quel grande campione fosse determinante per farci venire fuori dalle sabbie mobili della C.

Un capitano, modello e riferimento per i suo compagni, in campo e fuori dal campo, non poteva che mantenere la sua promessa!

 

Guidaci ancora AGO!