Il 12 aprile 2010 morì improvvisamente, a 46 anni, Carmine Rinaldi, per tutti “Il siberiano”, vera e propria leggenda ultras per i tifosi della Salernitana e per quelli di altre squadre. Su di lui tanti ricordi come quello di quando, da solo contro dieci tifosi avversari, riuscì a proteggere uno striscione dei Granata. L'immagine più ricorrente nella mente di ognuno è quella con la maglia bianca della Salernitana a maniche corte, con il numero 15 sulle spalle, e sul petto lo sponsor storico: Antonio Amato.
Una leggenda
Il Siberiano, chiamato così perché non temeva nulla, nemmeno il freddo più gelido, fu tra i fondatori degli altrettanto epici “Granata South Force” e, con Ciccio Rocco e Toni Gioia, ha fatto la storia del tifo italiano (insieme a Raffaele Russo, 'o Viking, che guidava gli Ultras Plaitano).
Il simbolo del sodalizio era la folgore nella stella con cinque punte, i cinque club che si unirono nel 1982 per formare i GSF: Panthers '77, Fighters, Fedayn, Warriors e Ultras. Fisico possente, biondo, occhi azzurri, catenina al collo, era un innamorato della Salernitana a prescindere da tutto (alle esequie, insieme a migliaia di supporter granata, erano presenti delegazioni delle tifoserie gemellate di Monopoli, Brescia, Reggio Calabria e Bari). Non contava se la squadra stesse disputando un buon campionato o un campionato mediocre.
Carmine c'era sempre e lo stadio, prima il Vestuti e poi l'Arechi, era la sua casa tanto che, nel giorno dei funerali, il suo feretro fu portato al vecchio campo comunale di piazza Casalbore accolto da tanti tifosi che lo vollero salutare cantando per lui dalla curva Sud dello stadio Vestuti.
Gli aneddoti
La vita di Carmine è ricca di aneddoti e si può dire che, in ogni partita, arricchiva l'album delle sue gesta epiche. Nel 1994, durante la partita dei playoff contro la Lodigiani (in quell'anno i Granata vinsero i playoff e salirono in serie B), s'arrampicò sul palo dell'illuminazione solo per srotolare un' enorme bandiera.
Il rispetto di tutti
Alla sua morte furono messe da parte anche le rivalità tra tifoserie e al cordoglio si unirono i supporter di tutta Italia. Gli fu poi dedicata la Curva Sud dello Stadio Arechi e ogni anno, il 12 aprile, gli ultras di Salerno lo ricordano con cori e striscioni.
Ancora oggi, ogni tifoso della Salernitana, ripete come un mantra le parole del Siberiano: “Conta solo la maglia, non chi la indossa , perché, quella è nostra, è la nostra vita!”.