Era il 1951 quando un missionario italiano, Gaetano Pollio, religioso del Pontificio Istituto Missioni Estere, venne imprigionato nella cella numero 4 di un carcere cinese.
Due anni prima i comunisti avevano vinto la guerra civile e Mao Tse Tung aveva proclamato la Repubblica popolare cinese. La cella era angusta, quattro metri per due. Qui sopravvissero alle fatiche della prigionia nove uomini: lavoravano dalle cinque del mattino alle dieci di sera, ininterrottamente, svolgendo le mansioni più umili, costretti tra l'altro a mescolare lo sterco con la terra e a caricare quell'impasto in cesti da sistemare su alcuni carretti. La terra era fredda, i corpi coperti di piaghe e incombeva il rischio serio di morire per l'iniezione di uno scorpione. Eppure quel missionario, allora arcivescovo di Kaifeng, non cedette e continuò a mantenere viva la sua fede. Sarà liberato ed espulso dal Paese solo nel mese di ottobre del 1952.
Mons. Pollio: da prigioniero in Cina ad arcivescovo di Salerno
Quel missionario è una figura cara ai salernitani ed è entrano nella storia della città.
Fu arcivescovo di Salerno e amministratore della diocesi di Acerno dal 5 febbraio 1969 al 20 ottobre 1984, poi anche vescovo di Campagna dal 4 agosto 1973. Raccontò quella sua esperienza in Cina, dove subì la tortura, affrontò trentadue processi e fu condannato a sei mesi di lavori forzati, in un libro dal titolo “Croce d’oro tra le sbarre”, edito nel 1960. Scrisse tra l'altro: “Davanti a quel furore popolare, nel sentire tante infami calunnie e alla vista di quei pavidi cristiani, nel mio animo prevalse un sentimento: quello del perdono. Perdonali tutti”.
La processione di San Matteo disertata in segno di protesta e l’inaugurazione del presepe di Carotenuto
Uomo dal sorriso sempre accogliente, fu però anche capace di scelte clamorose come quando, il 21 settembre 1975, scelse di non partecipare alla processione di San Matteo, in segno di protesta perché si era consentito di svolgere, in contemporanea, la festa dell'Unità nella Villa comunale. La sua immagine fu ritratta dal grande pittore salernitano Mario Carotenuto nel celebre presepe dipinto della sala San Lazzaro del duomo. A inaugurarlo fu proprio monsignor Pollio nel dicembre 1982.