Mario Carotenuto: l’artista del Presente dipinto

Mario Carotenuto: l’artista del Presente dipinto

Nel giorno dell'Immacolata ha riaperto le porte, dopo la lunga chiusura nella fase più difficile dell'emergenza sanitaria, il Presepe dipinto del compianto artista Mario Carotenuto, all’interno della Sala San Lazzaro del Duomo.

C'è mezza Salerno in quella particolare Natività, che da un lato descrive personaggi determinanti per la storia cittadina – tra gli altri l'arcivescovo Gaetano Pollio e il sindaco Alfonso Menna – e, dall'altro, racconta la vita quotidiana dei salernitani tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli Ottanta.


Il presepe dipinto di Carotenuto, uno dei simboli della città di Salerno

Inaugurato il 21 dicembre 1982 da Monsignor Pollio e da don Giovanni Toriello, indimenticabile parroco della Cattedrale, il Presepe è divenuto nel tempo uno dei simboli della città tanto che a molti non sembra Natale senza “passeggiare” tra i vicoli o sbirciare nelle case dipinte dal maestro Mario Carotenuto, scomparso, il 24 ottobre 2017, a novantacinque anni. Lo stesso nome di Carotenuto, per certi versi, è associato al Natale nonché alla tradizione salernitana fatta di odori, di sapori, di gesti che il Maestro, in tutta la sua vita, seppe rendere con mirabile realismo. Sono ottantasei le sagome del suo Presepe, tra l'altro appena restaurate e salvate dall'inevitabile attacco dei tarli. Ottantasei esclusi gli oggetti e gli animali.


Dalla prima mostra nel 1953 all’ultima personale a 95 anni

Ma l'opera di Carotenuto, nativo di Tramonti ma cresciuto ad Angri, va oltre il Presepe dipinto, la cui idea di realizzazione gli fu suggerita da Peppe Natella, anima del Centro storico e compianto promotore culturale. Un altro personaggio indimenticabile al quale è associato il pensiero stesso del Natale salernitano per la sua passione verace nel fare il presepio.

Carotenuto, allievo di Emilio Notte e Vincenzo Ciardo, tenne la prima mostra a Salerno nel 1953, e fu artista poliedrico. Pittore intimista con la passione per le nature morte e i ritratti – dieci giorni prima della scomparsa aveva presentato una sua personale con quaranta autoritratti realizzati tra gli anni Sessanta e i Novanta – si lasciò incuriosire da varie tendenze artistiche, non ultima la pop art americana e i suoi collage. Prova della sua versatilità è anche un affresco firmato sulle mura del rione “Le Fornelle”, cuore della città antica.