Oggi dedichiamo la rubrica Fu Salerno all’arcivescovo Nicola Monterisi (Barletta 1867-Salerno 1944), simbolo di coraggio e di libertà di pensiero, che guidò la diocesi di Salerno dal 5 ottobre 1929 al 30 marzo 1944, giorno della sua morte.
“Federico Alberto Wenner, venuto nel 1835 dalla natia San Gallo, ricco di propositi più che di beni in questa valle irrigua fatta per lui cospicua sede di industrie fiorenti, orgoglio e vigore della contrada, mostrò come tenacia ed alacrità di volere e di lavoro siano potenti leve di degna fortuna non invidiata ma benedetta”. Così recita una lapide, che nel 1902, il Comune di Pellezzano volle dedicare a Fiedrich Albert Wenner, origini tedesche, figlio di George Albrecht che, da rappresentante, divenne socio della ditta tessile “Barelocher&Co.” di San Gallo, in Svizzera.
Lo chiamavano Spic & Span. Così, come un prodotto di pulizia, perché aveva l'abitudine di raccogliere oggetti che gli altri buttavano. Scendeva ogni giorno dal rione Carmine, attraversava il corso e continuava fino al lungomare.
L'aspetto metteva un po' di paura, con il suo cappotto nero sempre addosso, anche in pieno agosto, e quella barba lunga, i capelli arruffati. In realtà non ha mai fatto male a nessuno, anzi era diventato quasi uno di famiglia per tanti salernitani.
La morte di una persona cara è già, in tempi normali, un fatto sconvolgente. Occorre tempo perché il lutto possa essere elaborato e si riesca a convivere con quell'assenza che pesa sul cuore. Nella quotidianità però si ha il supporto di familiari e amici, si celebra il funerale come ultimo atto di addio e lo stesso commiato, gli ultimi giorni di vita di un proprio familiare o amico è accompagnato, con dolcezza, da tanti gesti di vicinanza.
Il giorno prima è il giorno dei bagordi di Carnevale, il giorno dopo è il Mercoledì delle Ceneri, l'inizio della Quaresima. La baldoria del Martedì grasso, quest'anno il 25 febbraio, cede il passo alla sobrietà del giorno dopo, il 26, quello dell'astinenza dalle carni e del digiuno.
Le zuppette, i babà, le sfogliatelle, le bombe alla fragola. E poi i dolci della tradizione, preparati seguendo con rigore il calendario e le feste: la zeppola di San Giuseppe, la zuppetta, la mont blanc, le chiacchiere e il sanguinaccio a Carnevale, i torroni e i croccanti di nocciole a Natale. Ma soprattutto lei, la scazzetta del cardinale, con la crema, il limone, il pan di spagna, uno strato di glassa alla fragola che la rende simile alla zucchetto di un porporato.