Un documentario Rai del regista Bruno di Marcello (ne è anche sceneggiatore e produttore insieme a Nicola Pecoraro), presentato il 24 gennaio scorso nel salone dei marmi di Palazzo di Città, ricorda la figura di Matteo Pecoraro, un fante salernitano che, durante la Seconda guerra mondiale, morì in battaglia a Bregu Psarit, piccolo villaggio di montagna che si trova nella parte meridionale dell'Albania.
Il conflitto mondiale era appena finito lasciando, sul terreno, dolore e distruzione anche a Salerno.
Il presepe per Salerno? Mario Carotenuto, del quale abbiamo già parlato, e Giuseppe Natella, per tutti Peppe, artista, scenografo, fondatore della Bottega San Lazzaro e del Teatro dei Barbuti.
Silenzioso, umile, geniale, anima del Centro storico, se ne andò nell'antivigilia di Natale del 2015.
I medici curavano i corpi, lui curava le anime. E anche quando la scienza alzava le mani in segno di resa, lui arrivava ad accompagnare l'ammalato fino all'ultimo respiro e portava consolazione ai suoi familiari.
A Salerno Palazzo di Città è anche chiamato “Palazzo Guerra”. Perché? Nel 1928, a vincere il concorso per l'incarico di ingegnere capo del Comune fu il napoletano Camillo Guerra, che fra i primi compiti affidatagli ebbe quello di redigere il progetto del nuovo Municipio. Ma a Guerra si deve anche il progetto strutturale dello Stadio Vestuti, i cui lavori iniziarono nel 1929 e si conclusero, con l'inaugurazione, l'11 gennaio 1931.
Nato a Salerno il 15 luglio 1901, Nicola Abbagnano, celebre filosofo e storico della filosofia, al quale la città volle dedicare un quartiere, fu il primogenito di una famiglia della borghesia intellettuale cittadina. Studiò all'università di Napoli e si laureò in filosofia nel novembre 1922 sotto la guida del celebre professore Antonio Aliotta.